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Come l'anno giubilare straordinario (2015-2016) sulla misericordia ha trovato spazio nei monasteri? La Regula monasteriorum lungo tutto il suo svolgimento, ma specialmente là dove ammonisce l'abate "semper superexaltet misericordiam iudicio ut idem ipse consequatur", configura uno stile di vita. Non per nulla il capitolo IV sull'arte spirituale si conclude sullo strumento principe: "Et de Dei misericordia numquam desperare" (v. 74), che coniuga - in modo profetico - misericordia e speranza. Ma come oggi la sua indicazione prende corpo nelle comunità monastiche e diventa voce di Chiesa? Il titolo dato al convegno che dal 2 al 5 maggio 2016 ci ha visti - noi, abati e abbadesse, insieme con i priori e le priore - convenire a Roma, indica una visuale: la misericordia è grazia che precede, e precede suscitando creativamente, la libertà umana. L'aspetto di gratuità, di prevenienza della misericordia di Dio, rivelata in Gesù, è alla radice di una forma di vita che Benedetto ha raccolto dalla tradizione di generazioni precedenti e ha riplasmato in una sintesi singolare, centrata sulla misericordia.